Chi lavora è perduto: arte
Bonifacio gira per le stanze di un museo d’arte contemporanea e incontra una modella alla quale chiede di posare per un ritratto. Guarda il film completo su www.thefilmclub.it
Sinossi:
Il titolo originale viene censurato per ragioni sconosciute. È il primo di Tinto Brass, vagamente autobiografico, molti anni prima di entrare in quel filone più trasgressivo che lo ha poi accompagnato per il resto della sua carriera. Questo film, tuttavia, già sperimenta l’attenzione di Tinto Brass verso la sfera sessuale, descrivendo l’esistenza di un giovane di ventisette anni che, ritrovatosi catapultato nel mondo del lavoro, sente immediatamente tutto il peso di una responsabilità che forse non può sostenere.
La vicenda è ambientata a Venezia. Bonifacio, un giovane sui vent'anni, è in attesa di un lavoro. Ha appena avuto un colloquio. (…) Deve aspettare i risultati del test che gli hanno fatto, ha un'ora e mezza di tempo, la durata del film. Durante questo lasso di tempo passeggia per la città ponendosi delle domande; fa quel che in francese si chiamerebbe un esame di coscienza: ma non è proprio così, più precisamente si pone il problema del rapporto fra ciò che lui è e ciò che dovrebbe essere per ottenere il suo posto nella società. (…) Eccolo mettersi a immaginare tutto ciò che potrebbe fare per evitare di accettare il posto: aprire un bordello, fare una rapina, diventare un vogatore, ecc. Dopo aver vagabondato per Venezia ritorna, senza neanche accorgersene, alla sede della ditta per conoscere il risultato del test, ma sul cancello d'entrata vede un cartello su cui è scritto "Il lavoro, nobilita": a quel punto se la squaglia.
Sady Rebbot, Pascale Audret, Nando Angelini
Tinto Brass