L'immoralità: il rifugio
L'edificio dove Federico, ferito dalla polizia, trova
rifugio grazie all'incontro con Simona è all'interno di Villa Necchi alla Portalupa in Via Cavalier Vittorio Necchi a Gambolò.
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Sinossi:
Simona è una bambina di dodici anni che vive in casa con il padre costretto su di una sedia a rotelle e la madre, Vera, che se non litiga con il marito, intrattiene relazioni extraconiugali con altri uomini. Simona se non passa il tempo in casa a spiare cosa facciano i genitori, è a giocare nel parco che circonda la sua abitazione. Soccorre un giorno Federico, un giovane ferito che fugge dalla polizia per aver violentato e ucciso una bambina. Vera troverà l`uomo in casa e cercherà di servirsene per far uccidere il marito. Intanto le indagini della polizia proseguono e tutto sembra condurli presso la casa di Simona.
Regista:
Massimo Pirri (Campagnano Romano, Roma, 10 novembre 1945 – Roma, 21 giugno 2001) è stato il cantore ideale e arrabbiato di un trapasso in cui l’industria cinematografica s’inchinava definitivamente alla televisione, i film di genere sparivano improvvisamente e quelli presunti d’autore cominciavano a guardare il proprio ombelico. Interprete di qualche film in piccoli ruoli, dopo gli studi universitari d’Ingegneria, Pirri lavora come aiuto di Luciano Emmer e Folco Quilici. Esordisce come documentarista nel 1972 con La mattanza e successivamente con altri documentari quali La cooperazione, I laghi d’Italia, Concerto per paesaggio e uomo. «Dopo una crisi personale che, credo, ha risolto la contraddizione di fondo fra i miei studi di tipo matematico e l’ambiente culturale, letterario in cui sono vissuto e nel quale, tutt’ora, mi riconosco», raccontava il regista in un’intervista al critico Claudio Trionfera, «Dopo la crisi, la scelta di esprimermi attraverso le immagini anziché con i numeri. Tutto il resto, nel cinema voglio dire, è nato da solo: questo film [Càlamo, nd.r.] l’ho costruito per mio conto con la collaborazione di Benedetto Conversi e, ovviamente, della cooperativa che lo ha prodotto; intesa, questa ultima, come apporto di ogni socio alla realizzazione del soggetto e non solo, quindi, limitata all’aspetto economico […]. Arrivo a Càlamo dopo essere stato aiuto di alcuni registi». E sin dal suo esordio, Càlamo, girato in soli otto settimane, Pirri prende di mira una borghesia pateticamente trasgressiva con un montaggio impostato come un teorema matematico, ricorrendo cioè al regolare alternarsi del bianco-nero e colore e talvolta alla ripetizione delle stesse immagini. Con Italia: ultimo atto? analizza “in diretta” gli anni di piombo, utilizzando il linguaggio del “poliziottesco” per straniarlo dai suoi contenuti spettacolari… su tutto domina il disincanto. L’immoralità è invece il cosiddetto colpo di grazia a una società borghese ormai alla deriva, ma la critica rifiuta e lo stronca. Attratto da tematiche scomode, dure, estreme, Pirri «con Eroina si addentra nel “tunnel” (titolo alternativo della sua opera) del mondo del vizio. Meglio baciare un cobra, un film di genere, è visto da pochissimi» (Poppi). Insieme a Meglio baciare un cobra, il suo ultimo lavoro è un documentario dedicato a Tonino Guerra dal titolo Il mestiere dello sceneggiatore (1986). Un sentito ringraziamento va al Gruppo Editoriale Minerva Raro Video che nel 2006 restaurò digitalmente uno dei film più significativi del regista, L’immoralità, e che in tale omaggio ha consentito la visione in dvd.
Lisa Gastoni, Mel Ferrer, Angela Luce
Massimo Pirri